HUSQVARNA. RADICI VICHINGHE
di Eric Johnson
Nel 1976 Kent Howerton e la CR360 regalarono a Husqvarna il primo titolo AMA. A 42 anni di distanza da quello straordinario e inaspettato successo, sabato 5 maggio 2018 il costruttore di origini svedesi ha scritto un nuovo capitolo della sua storia.
Originariamente conosciuta come Jönköping Gevärsfaktori (fabbrica di fucili) – azienda svedese specializzata nella produzione di moschetti fondata nel 1620 dal Re Gustav II Adolf – Huskvarna iniziò a fabbricare motociclette nel 1903.
Dopo 115 anni il logo che rappresentava le moto dell’allora Casa svedese è lo stesso di oggi della nuova gestione austriaca: la sezione della canna di moschetto dal lato mirino. Con la “H” nel mezzo.
Come la storia insegna, Husqvarna iniziò la fabbricazione di moto interamente prodotte in casa nel 1918, due anni più tardi avviò la fabbrica di motori propri provando a inseguire marchi come Harley Davidson e Indian.
Negli Anni 60 prese il via l’attività racing. Con le sue leggerissime moto da cross 2 tempi dominò il Campionato del Mondo FIM, vincendo complessivamente 14 titoli tra le classi 250 e 500 cc. Dopodiché, a metà degli Anni 70 iniziò l’ascesa dei costruttori del Sol Levante che pian piano adombrarono la luce di Husqvarna.
Il finlandese Heikki Mikkola vinse per Husqvarna i titoli Mondiali classe 500 (’74) e 250 (’76).
Nel 1979 il compianto Håkan Carlqvist fu l’ultimo Campione a vincere un titolo Mondiale Cross (250cc) per l’allora Casa svedese. Dopodiché, per 14 anni, fino al Mondiale 500 di Jacky Martens, di Husqvarna nemmeno l’ombra.
Il che ci riporta alla zona buia dei box della finale Supercross al Sam Boyd Stadium del 5 maggio 2018 nella calda e arida Las Vegas. Quarantadue anni prima – per l’esattezza, domenica 29 agosto 1976 – Husqvarna si aggiudicò il solo e unico titolo Americano di Motocross nella classe 500.
Conosciuta nella storia come la Battaglia di New Orleans, in quella calda giornata sulla pista tracciata sull’argine del Mississippi, Kent Howerton e la sua Husqvarna CR360 presero le misure al pilota ufficiale Kawasaki Gary Semics per vincere il Campionato National 500 con sette punti di vantaggio.
Quattro decadi più tardi, Jason Anderson è riuscito a fregiarsi del titolo Supercross 450. Dopo aver posato per le foto di rito assieme al due volte Campione 250SX East Zach Osborne, l’intero Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing Team è tornato ai box dove telecamere, giornalisti, operatori di settore, sponsor e fotografi hanno immortalato questo storico momento. Tutto molto distante da ciò che più di quarant’anni prima il Team Husqvarna di allora, vale a dire Kent Howerton e il meccanico di nome Eric Crippa, realizzò nell’estate del 1976.
Per quanto riguarda il motocross professionistico, sia negli Stati Uniti sia nel Mondiale MXGP in Europa, quarantadue anni sono assolutamente un’eternità. Quello che hanno conquistato sia Howerton sia Anderson è il motivo per cui abbiamo voluto dare una lunga occhiata al passato per illustrare ciò che Husqvarna rappresentava allora e ciò che rappresenta oggi.
Un’altra immagine in azione di Kent Howerton nell’anno del titolo AMA Nationals 500.
In sella agli Anni 60/70
Al tempo Jim Gianatsis (l’autore di alcune splendide immagini di repertorio di questo servizio) lavorava come giornalista/fotografo per Cycle News, seguendo le gare AMA Nationals, Supercross, Trans-Am e Inter-Am. Dopodiché iniziò a seguire l’ambizioso programma motocross per Husqvarna.
“Nel 1975 lasciai il mio incarico a tempo pieno a Cycle News per trasferirmi a Lorain, in Ohio, e lavorare in Husqvarna East come nuovo direttore marketing – ricorda Gianatsis, probabilmente il primo vero giornalista di motocross in America in quel periodo -. Al tempo c’erano due distributori Husqvarna in America: Husqvarna West di proprietà di Edison Dye con sede a San Diego, e Husqvarna East, di proprietà di John Penton. Penton era solito ospitarci nella sua guest house proprio accanto a casa sua. Ogni volta che Kent Howerton e il meccanico Eric Crippa andavano a correre da quelle parti, erano immancabilmente suoi ospiti. Quindi, conosco molto bene Kent ed Eric, fui entusiasta di vedere ciò che fecero in quel Campionato Nationals 500 del ’76”.
Gunnar Lindstrom agitò non poco le acque del Motocross Americano negli Anni 70. Nato in Svezia, lavorò dapprima presso la fabbrica Husqvarna, in seguito venne inviato negli Stati Uniti per diffondere il Vangelo del marchio. Lindstrom rimase in Husqvarna fino al 1974 prima di lasciare la società per la frustrazione dei flebili sforzi della Casa svedese nel racing.
“Lasciai Husqvarna il 13 dicembre di quell’anno e immediatamente cominciai a lavorare per la rivista Dirt Bike – spiega Lindstrom -. Per quanto riguarda la fabbrica in Svezia e le corse, non c’era alcuna urgenza, ma Husqvarna era nel mio cuore e volevo vederla fare bene. Nel 1975 uscì un nuovo motore per il 360. Fu tutta un’altra storia. Era una moto davvero leggera con un propulsore rifatto radicalmente. Passammo da un estremo all’altro, da una moto grande e pesante con un sacco di coppia, un’erogazione lenta e la potenza di un trattore, a una moto molto veloce. Con tutta quella potenza era però anche impegnativa da guidare e fu così che venne coinvolto Eric Crippa”.
Lo stilosissimo Brad Lackey corse tre stagioni (1974-75-76) nel Mondiale classe 500 da pilota ufficiale Husqvarna.
Pilota veterano del Sud California, Crippa si unì a Husqvarna a metà degli Anni 70 dopo che Gunnar Lindstrom prese informazioni sul suo talento di meccanico.
“Allora correvo per il Distretto 38 del Sud California – ricorda Crippa dalla sua casa a Granada Hills -. Per un paio di stagioni ero il numero uno nel motocross di quella zona e sponsorizzato da Sachs. Moto difficili da guidare, richiedevano un sacco di lavoro ma, se facevi le cose giuste, erano davvero buone. All’epoca Gunner Lindstrom era il team manager Husqvarna e un ragazzo svedese che conoscevo gli parlò di me. Penso gli avesse detto che se uno è bravo a far funzionare le Sachs vuol dire che è davvero un buon meccanico. Al tempo volevo diventare pilota professionista, ma pensai che quella fosse una buona occasione per guardarmi attorno e conoscere l’ambiente. Se avessi voluto, avrei potuto sempre tornare a fare il pilota. Quando iniziai a capirci di più di tecnica cominciai a considerare che forse la mia carriera professionale stava andando nella giusta direzione.
Sapevo che il Campionato Nationals 500 del 1976 sarebbe stato molto difficile per noi. I giapponesi stavano diventando forti, volevo lavorare con Kent e tenere alta la bandiera per gli europei perché ero con Husqvarna, a fine stagione andavo in Svezia a lavorare in fabbrica. Avevo conosciuto Brad Lackey, Heikki Mikkola, Arne Kring e tutti i piloti ufficiali. Tutti cercavamo di convincere Husqvarna a crescere di più e più velocemente. Ricordo che prima dell’inizio della stagione ’76 la Husqvarna 360 aveva il supporto di metallo del parafango posteriore sporgente. Beh, se cadevi dovevi farti il segno della croce”.
Arne Kring, Hakan Andersson, Crister Hammargren e Gunnar Lindstrom. Tutti piloti ufficiali Husqvarna in una prova del Campionato Inter-AM del 1970.
Meccanico tuttofare
Meticolosamente, Eric Crippa iniziò a lavorare sulla nuova Husqvarna CR360 con la quale il 30 maggio 1976 Kent Howerton partecipò all’apertura dei Nationals AMA 500 a Mexico, nello Stato di New York.
“In America Eric fu autorizzato da Husqvarna Svezia a intervenire sulla moto – spiega Lindstrom, che sapeva fin troppo bene quanto Crippa avrebbe fatto magie per rendere la CR360 competitiva -. Alla fine, fu una manna dal cielo, fece un sacco di cose alle sospensioni e alla parte posteriore della moto con Bob Fox. Eric lavorò molto anche sul motore per renderlo più gestibile. Prima che iniziassero i Nationals fece davvero un gran lavoro”.
Inoltre, Lindstrom sapeva che Howerton sarebbe stato all’altezza.
“Kent aveva un sacco di talento, pensavo potesse davvero vincere con quella moto. Era molto attento in ciò che faceva. Se c’era qualcuno che poteva riuscirci, quel qualcuno era Howerton”.
Il giorno dell’apertura dei Nationals 500 Eric Crippa scaricò la Husqvarna CR360 di 99 chili proprio come lui e Howerton la volevano.
“La moto era sorprendentemente bella – racconta Crippa -. Aveva un forcellone in acciaio al cromo-molibdeno che sembrava esattamente di serie. Gli ammortizzatori posteriori ad aria erano impressionanti, molto progressivi: avevo lavorato parecchio su quel telaio e sulla ciclistica, Kent era un bravo pilota e cercavo di rendergliela il più performante possibile. Ma non fu facile, credimi”.
Bengt Åberg (4) e Arne Kring (2) in azione.
Con Crippa disposto a fare qualsiasi cosa per rendere la CR360 non solo più veloce, ma anche più affidabile, Kent Howerton sapeva di avere l’uomo giusto al suo angolo del ring.
“Prima di iniziare a lavorare con Eric, avevo tutto un mio bagaglio di esperienza sulle moto maturato nel corso degli anni. Nello sviluppo della CR360 quindi seguii la mia filosofia e devo dire che al principio io ed Eri ci scontrammo – ci confida Howerton dalla sua casa in Texas -. Eric si guadagnò il mio rispetto, mi mostrò cosa sapeva fare e alla fine fui totalmente convinto del suo approccio.
Facemmo tutto quanto da soli. Husqvarna ci diede solo un van, le moto, i ricambi e un bel… ‘vai e vinci’. Nessun altro supporto. Avevamo problemi di accensione, il cambio ce lo fece un’azienda di auto da corsa, il forcellone era fatto da Pro-Fab e montava ammortizzatori Fox Airshox. Se non fosse stato per quei Fox non sarei riuscito a vincere. Erano molto meglio di quelli di serie. Dovevamo imparare ogni cosa di quella moto, non la conoscevamo affatto. Da guidare la mia CR360 era come una 250 da enduro. Se non fosse stato per Eric che fece il diavolo a quattro, non avrei vinto il titolo”.
Arne Kring al via di una prova di Campionato Nationals Americano. Notare quante Husqvarna nello schieramento di partenza.
Il giorno della verità
Alla prima prova dei Nationals 500 Howerton s’impose sui migliori piloti americani del momento. L’ufficiale Yamaha Bob Hannah, l’ufficiale Suzuki Tony Di Stefano, l’ufficiale Kawasaki Gary Semics non riuscirono a fare meglio di lui e della sua Husqvarna numero 3. Due settimane più tardi ad Axton, in Virginia, Howerton vinse nuovamente.
Interessante notare che, tra le due manche, l’allora ufficiale Honda, Pierre Karsmakers, passò davanti al suo box.
“Mi stavo riposando quando Karsmakers si avvicinò e iniziò a scrutare la mia moto. Indispettito, gli chiesi cosa stesse guardando e lui, di rimando, mi disse: ‘non capisci che con questa moto non puoi vincere?’. Beh, mi servì un calcio di rigore. Lo zittii all’istante: ‘ma se ti ho appena battuto!’ Non proferì più parola. Fu un episodio divertente. Non poteva crederci che l’avessi battuto con quella moto”.
E mentre il caldo di luglio e agosto del ’76 si faceva sempre più asfissiante, da dietro il camion Husqvarna in viaggio per le highway di tutta America, Crippa continuava a lavorare instancabilmente sulla CR360.
“Avevamo bisogno di un nuovo van e per 4.500 dollari Husqvarna ci acquistò un camion per le consegne del pane – spiega Crippa -. Sì, hai capito bene! Andavamo alle gare con un camioncino da panettiere. All’interno rimuovemmo i sedili e i vecchi scaffali e ne costruimmo di nuovi, assieme a un letto a castello, una panca e un ripostiglio. Cose che avremmo potuto aprire e richiudere in fretta. Aveva anche una bombola gigante di azoto che usavo per la pressione dell’aria. Era tutto molto primitivo ma piuttosto ingegnoso. Al tempo avevo un cane di nome Blue che viaggiava con me. Potevo lasciare aperte porte e finestrini che nessuno provava a entrare. Era il mio antifurto. Riesci a immaginare una cosa del genere al giorno d’oggi? Impossibile!”
Immagine emblematica di come in quegli anni si faceva motocross. Un furgone, quattro attrezzi e tanta passione. Qui è ritratto il Campione del Mondo classe 500 del 1969 e 1970 Bengt Åberg. Anno in cui vinse pure il Motocross delle Nazioni con la Svezia.
“Mentre stavamo viaggiando in autostrada, feci un check alla moto e mi accorsi che avevamo bisogno di un nuovo forcellone. Ma eravamo nel bel mezzo dell’estate, in piena stagione Nationals, e lo stabilimento Husqvarna in Svezia sarebbe rimasto chiuso sei settimane per ferie. Nessuno in azienda ci avrebbe dato una mano. La nostra 360 aveva tutto materiale di produzione, più qualche pezzo che riuscivo a fare. Come il forcellone. Da un telefono pubblico chiamai Pro-Fab per farmene fare uno da 17 pollici col perno disassato di parecchi millimetri. Però poi ci fu il problema della spedizione. Allora non esistevano corrieri tipo FedEx. Solo la Delta Airlines offriva uno speciale servizio in cui lasciavi il tuo pacco in aeroporto e provvedeva a recapitarlo al mittente oppure a spedirlo a un altro aeroporto dove eventualmente poteva avvenire la consegna. E così facemmo. Incredibile.
Tranne gi ammortizzatori, sviluppammo qualsiasi cosa: forcelle, motore, travaseria, avevamo i nostri cilindri. Di tutto. Quell’estate rimasi in giro per gare così a lungo che non avevo più un indirizzo di casa. La mia posta arrivava a Husqvarna. Ero il tecnico dei motori, il tecnico delle sospensioni, il tecnico del telaio e guidavo pure il camion. Un sacco di lavoro”.
CR360 che sorpresa
Nonostante il gran lavoro e le poche risorse, il binomio Howerton-Crippa produsse risultati straordinari. A St. Peters, nel Missouri, e a Unadilla, New York, Howerton se la giocò col gruppo dei primi e la moto tenne alla grande.
“Fummo dannatamente fortunati – sentenzia Howerton -. Giusto tanti piccoli problemi, ma nulla di così irrimediabile. A Unadilla mi scese la catena mentre ero in testa alla gara. Dovetti rimontarla e recuperare di nuovo il passo. Successe in entrambe le manche. Eric dovette sistemare il guida catena. Fece tutto il possibile per far sì che la catena rimanesse in sede. Tutto di quella moto ci diede problemi. Ma non avevamo nulla di meglio, ed esserne consapevoli ci aiutò”.
All’inizio degli Anni 80 si era più organizzati. Nella foto è Per-olof Persson. Al termine di una brillante carriera di pilota, divenne meccanico ufficiale Husqvarna di alcuni dei migliori piloti Mondiali dell’epoca.
Il 22 agosto al penultimo round di Campionato al Sunshine Motocross Speedway di St. Petersburg, Florida, Gary Semics disputò due manche imponenti riducendo a sei punti il distacco in classifica da Howerton con ancora una sola prova da giocare. Meno di una settimana dopo – e 680 miglia di strada – Howerton e Crippa si presentarono a New Orleans.
“La tensione si tagliava col coltello. L’avvertimmo forte – ricorda Crippa -. La sento ancora oggi. Pregammo. C’erano pure gli alligatori lì vicino. Tutto ci mise addosso pressione”.
“Semics stava guidando bene, ci credeva – aggiunge Howerton -. Noi invece eravamo un po’ nervosi. Uscendo in pista per le libere si respirava un’atmosfera molto intensa. Sapevo che dovevo vincere la prima manche”.
E Howerton così fece. Vinse gara1. Quel successo, sommato a un quarto posto in gara2, fu sufficiente ad assegnare a lui e a Husqvarna il titolo AMA Nationals 500.
“Ci fu euforia dopo la vittoria – prosegue Howerton -. Avevamo lavorato così a lungo e duramente, che riuscimmo a raggiungere il nostro obiettivo. Credo che la gente fosse più sorpresa che avesse vinto una Husqvarna che non il sottoscritto. Come bonus Husqvarna mi diede una motosega e 2.000 dollari. Niente male”.
“Ciò che volevamo fare era vincere e ci riuscimmo – aggiunge Crippa assieme a una grassa risata -. Per ringraziarmi, Husqvarna mi regalò una bellissima cassetta degli attrezzi”.
Kent Howerton con la tabella numero uno di Campione Nationals 500 in carica.
La storia continua
È incredibile pensare che dopo le innumerevoli vicissitudini aziendali degli ultimi anni, tra le varie acquisizioni e cessioni, un marchio come Husqvarna sia tornato a vincere uno dei titoli del motorsport più prestigiosi al mondo. Come persona che da oltre cinquant’anni orbita attorno al mondo Husqvarna, Gunnar Lindstrom è sfacciatamente orgoglioso non solo di ciò che Kent Howerton ed Eric Crippa ottennero nell’estate nel 1976, ma anche di ciò che Jason Anderson e il Rockstar Energy Husqvarna Factory Racing Team hanno raggiunto nel 2018.
“Dopo quel titolo di Kent ed Eric del ’76 siamo finalmente tornati a vincere in America – sorride Lindstrom -. C’è voluto molto tempo ma è stato altrettanto gratificante. Ora Husqvarna è di nuovo lassù. Grande, davvero grande!”.
(Images archivio Husqvarna/J.Gianatsis-K.Olausson)