GILERA CROSS 250 ARIA 1981
di Max Mones
È un eccellente conservato d’inequivocabile matrice ufficiale con pochissime componenti ricostruite ex novo. Uno dei rari prototipi prodotti dal reparto corse della Casa di Arcore a cavallo degli Anni ’70/80 ancora in circolazione. E appartenuto, si presume, a Michele Rinaldi.
Tra il 1978 e il 1982 Gilera ne produsse pochissimi pezzi a esclusiva dei piloti ufficiali Nani, Perfini, Alborghetti, Magarotto, Rinaldi e Maddii. Si trattò di una serie limitata di prototipi con specificità diverse fra loro, preparati dal reparto corse unicamente per correre il Campionato Italiano di Motocross (salvo qualche sporadica apparizione nel Mondiale in cui non si ritevena, però, potesse confrontarsi ad armi pari con la concorrenza) e mai entrati in produzione.
Quel motore 71,5×62 mm con raffreddamento ad aria e immissione a disco rotante, probabilmente derivato da un vecchio 125 regolarità maggiorato a circa 220 cc e scovato nei magazzini di Arcore dall’appena assunto Jan Witteveen, fu in breve soppiantato dall’unità termica a liquido sviluppata in quello stesso periodo proprio dall’ingegnere olandese, dalla quale derivò poi il modello di serie HX 250 del 1983.
L’esemplare presumibilmente del 1981 che vedete in queste pagine è uno dei pochi ancora in circolazione, quelli esistenti si possono contare sulle dita di una mano, eccenzion fatta per le moto esposte al museo Piaggio di Pontedera. Cinque o sei pezzi in tutto, proprietà di collezioni private di personaggi che in quegli anni orbitarono attorno al mondo Gilera, passate poi di mano in mano nel corso del tempo.
Dietro la testa si nota l’imboccatura per confluire l’aria in cassa filtro.
L’amica Claudia (il cui cognome preferisce non divulgare) entrò in possesso di questa rarità, un po’ conservata e un po’ restaurata, nel 1990. L’assemblaggio delle componenti in gran parte originali e in minima parte riprodotte fedelmente basandosi su foto dell’epoca, disegni e informazioni “certificate”, ha impiegato un buon anno di lavoro, minuziosamente portato avanti in concerto con esperti Gilera come Cisco Gavazzi (pilota ufficiale Gilera Regolarità degli Anni ’70), Marco Stefanini (fra i più documentati in Italia sulle moto prodotte ad Arcore) e Romolo Ciancamerla (ex ingegnere Gilera).
L’attuale propietaria barattò con Gavazzi un Gilera 175 dotato di motore ufficiale e ciclistica ELMECA del ’73/74, periodo Sei Giorni di Camerino e Valli Bergamasche all’epoca di Gianni Perini (compianto “diesse” Gilera ed ex “cittì” della Nazionale Italiana di Regolarità di quegli anni). In cambio ottenne questa Gilera Cross 250 raffreddata ad aria, priva però del motore che, fortuna sua, riuscì a reperire tramite Boschi di Parma, ex meccanico di Carlo Rinaldi, fratello del più noto Michele.
Degno di nota il forcellone scatolato con traversa “forata”
La marmitta è frutto dell’attenta ricostruzione dello specialista Scalvini prendendo a modello un’espansione originale di proprietà dell’allora concessionario Gilera di Brescia Parini, anch’egli possessore di una Cross 250 ad aria simile a questa ma con forcellone a tubi tondi. Il doppio braccio scatolato e il tirante del freno posteriore passante nel telaio sono prerogativa dell’ultima evoluzione di questo prototipo ad aria, così come serbatoio in materiale plastico, telaio e sovrastrutture.
A ben vedere, in origine l’espansione di questo specifico esemplare di motore doveva aver avuto una curva più bassa, non si spiegherebbero altrimenti le alettature spianate sul lato destro della testa. In effetti, dato che fu acquistato separatamente, il motore potrebbe risalire addirittura alla prima versione del ’78, quindi antecedente rispetto alla più attuale ciclistica.
Dalla 125 ufficiale ad aria provengono i carter in magnesio, così come il telaio in tubi d’acciaio di diversi diametri fra culla, reggisella e i due montanti (centrale e discendente) flangiati in prossimità del cannotto di sterzo, compreso il cilindro fuso in terra, il cui alesaggio venne innalzato a 71,5 mm mantenendo invariata la corsa a 62 mm imposta dall’albero motore alloggiato nel basamento ottavo di litro.
Davanti monta un Pirelli Sandcross originale dell’epoca
Dalla coppia di ammortizzatori Fox con molle bicolore rosso-blu, dalle forcelle Marzocchi da 40 mm a perno avanzato e dal forcellone a sezione quadra in acciaio saldato a TIG, con traversa scatolata e doppia finestratura di irrobustimento, la moto in questione potrebbe essere appartenuta a Michele Rinaldi nelle due stagioni ’81/82 in cui fu ingaggiato da Gilera principalmente per puntare al Mondiale classe 125.
Al tempo la 250 era cilindrata poco considerata dalla Casa di Arcore, tant’è che la impiegò quasi esclusivamente nell’Italiano Motocross, ma a quanto pare indispensabile a “trattenere” i suoi piloti che altrimenti sarebbero “emigrati” verso altri lidi per correre in più classi nella stessa gara di campionato. All’epoca era prassi comune, accettata un po’ da tutta l’industria, schierarsi al cancelletto di partenza con due marche di moto di cilindrate differenti. Non però per l’immagine di Gilera, che pensò dunque di realizzare questa 250 ad aria nata dalla polvere di una 125 maggiorata dimenticata chissà dove.
Nell’81, se di quella moto dovesse trattarsi, Rinaldi arrivò secondo nel Campionato Italiano Senior alle spalle di Maddii su Aprilia. Tuttavia, l’esemplare di questo servizio e tutti i pochi “superstiti” ancora in circolazione non furono speciali per ciò che ottennero in campo sportivo ma per ciò che rappresentarono, il motivo per i quali furono concepiti: cioè l’esigenza di preservare l’immagine Gilera.
A ulteriore certificazione dell’autenticità del prototipo in questione concorrono i mozzi conici Grimeca, i cerchi Nordisk rimessi a nuovo, la conora in ergal con bulloneria in titanio, il silenziatore Rino Motomecanica in alluminio, le manopole firmate Gilera, i comandi freno e frizione Tommaselli, il comando gas Tjanst Made in Svezia. Nella ricerca dei pezzi “DOC” anche uno pneumatico Pirelli Sandcross anteriore con disegno dell’epoca. Tra le altre particolarità, il cilindro di questo esemplare è incamiciato e conta sei travasi, il pistone è un Mahle, lo speciale coperchietto con imbocco per la mandata d’aria in cassa filtro è in alluminio realizzato artigianalmente.
I cerchi sono Nordisk in alluminio
Meno attendibili invece il carburatore Dell’Orto, che qui riporta il codice PHBE US 36, mentre l’originale era in magnesio siglato PHSB con il tubo Venturi dello stesso diametro. Seppur di eccellente manifattura, anche la sella è opera di un restauro, di dubbia provenienza è però il disegno della raccordatura al serbatoio così pronunciata più simile ai modelli Gilera C1 e C2 di serie che non alle moto ufficiali del tempo.
A livello componentistico le versioni di questi prototipi furono svariate, c’era chi preferiva gli ammortizzatori Öhlins oppure WP o Fox come Rinaldi, chi inizialmente le forcelle Ceriani, poi le Marzocchi o le Simons, le combinazioni potevano essere molteplici e spesso mai le stesse. Ecco perché è doveroso usare il condizionale quando associamo questo esemplare di Gilera ad aria a Rinaldi.
Dagli scatti fotografici dell’epoca quelle Gilera ufficiali si assomigliavano un po’ tutte, e allo stesso tempo non ce n’era una uguale all’altra. Il numero 6 su mascherina e fiancatine è riprodotto ex novo, quindi, seppur la pista di indizi porterebbe al Campione di Parma, non ci mettiamo la mano sul fuoco sul fatto che sia davvero la sua.
Nonostante gli sforzi del reparto corse e lo spiegamento di Campioni di un certo calibro, i pochi prototipi Gilera Cross 250 ad aria prodotti in quegli anni non vinsero mai un titolo italiano, ma ancor peggio la loro storia ebbe vita breve perché la tecnologia stava andando in tutt’altra direzione e dietro c’era la versione ad acqua che spingeva sull’acceleratore.
(images Tiziano Internò)