Ma avranno capito che è motocross?
di Massimo Bonardi
Vero è che le gare di supercross americano si corrono in maggioranza negli stadi del football, ma c’è la sensazione che i piloti facciamo fatica a comprendere, che l’avversario davanti non è il quarterback che sta per lanciare la palla né il running back che sta per riceverla e andare in meta, quindi obiettivi da abbattere. In effetti non conosco le statistiche, ma non ricordo una stagione dove il – tutti contro tutti – con chiusure di traiettoria e/o di vene cerebrali, si sia ripetuto così spesso. I casi più eclatanti, di un Anderson contro…tutti, fino alla penalizzazione dopo l’ultimo scontro con Stewart a Daytona, Stewart-Musquin, Roczen col mirino sulla schiena, il solito Friese protagonista con la sua guida sconsiderata in vari eventi della 250 west, l’incredibile scontro aereo tra J. Lawrence e Forkner nella 250 est che ha messo fuori gioco quest’ultimo per citarne un po’, sicuramente non tutti, sino ad arrivare alla gara di Detroit.
Abbiamo imparato ormai che Sexton ha un talento che è pari solo alla mancanza di lucidità che spesso lo condiziona, siamo certi che Webb abbia sbagliato l’approccio al primo doppio della serie ritmica, (lo ripeterò all’infinito, chi disegna queste piste è da far vedere ad uno bravo), come siamo sicuri che Chase da sotto la prima gobba non poteva rendersi conto dell’errore del pilota KTM e per aria le moto – non avendo gli aerofreni – non la puoi fermare…ma che botta!!! Il fatto che si siano rialzati (dopo un po’) tutti e due, seppur martoriati da ecchimosi dopo una mina del genere, ne ha dell’intervento divino; sull’altro fatto che uno stoico e probabilmente molto scioccato Webb abbia potuto rimanere in pista guidando a quella maniera per tanto tempo, è spiegabile solo con – scusatemi ma lo penso – la deficienza americana quando si tratta di spettacolarizzare tutto a tutti i costi, così il panzone di turno seduto in tribuna, ha qualcosa a distrarlo dal quarto panozzo e può urlare a squarciagola fino a doversi prendere la quinta birra.
La cosa seria e preoccupante è la sensazione di essere di fronte al comportamento tenuto in pista dai piloti, di pericolosità e sconsideratezza esponenziale, come probabilmente non si era mai visto nel nostro sport in modo così frequente ed è ovvio che la speranza è che la storia si fermi qui, e gli attori comincino a ragionare e comportarsi da professionisti quali sono. Con questo non si chiede certo che diventi una rappresentazione di danza classica, ma neanche che si oltrepassino i limiti di correttezza – e di stoltezza – con tale facilità. Intanto il buon Eli, con la sua blu, è la che li guarda tutti dall’alto…con Stewart secondo !! Già, Stewart, mi ripeto e voglio fare una piccola comparazione perché la cosa mi ha fatto pensare. Stewart-Baker, disciplina e dedizione assoluta, per arrivare ad un risultato mai visto prima; Herlings, che notoriamente disciplina e dedizione professionale se le autoimpone – salvo poi disfarsi per svariati motivi – e il suo messaggio “meno video più gas”, mandato là dalle parti di Roma, a dare una tiratina d’orecchi a uno dei nostri talenti più cristallini che sembra aver perso un po’ la via.
Dai, un paragone che ci sta, speriamo che il nostro ascolti il consiglio !! (Occhio…che se no ti mandiamo da Baker!!)
(Image Supercrosslive)