Honda chiama Rinaldi correva l’anno 1982…
“Nell’81 ero al mio secondo anno in Gilera. Che a fine anno avevo deciso avrei lasciato. Lavinia Cavallero mi segnalò che Honda era interessata a me. Voleva parlarmi per impegnarsi ufficialmente nel mondiale 125. Accadde molto presto. A maggio di quell’anno. Honda in quegli anni era la Casa di riferimento. Io pensavo a quello che rappresentava nel mondiale 500. Il rosso ed il bianco, Malherbe che arriva in Ferrari, il prestigio, gli investimenti. Andrè in quel periodo era un’icona. In giugno, al Gran Premio di Svizzera, Sylvain Geboers volle parlarmi. Mi disse che generalmente Suzuki non organizzava la stagione successiva con tanto anticipo ma Tamaki voleva rientrare in Giappone avendo già definito il 1983. Mi volevano nel Team Suzuki ufficiale al fianco di Eric il fratello di Sylvain. Avevano saputo dell’interesse nei miei confronti di Honda. La cosa mi fece piacere. Ringraziai ma non diedi molto peso a quelle parole: ero fortemente attratto dal progetto Honda.
Il tempo però passava, Suzuki premeva, Honda non arrivava al concreto. Il fatto che a quel tempo non parlassi inglese ma solo francese forse era un ostacolo. Ma il problema non era quello. Nel nostro incontro, il manager Honda parlò di problemi legati al “Lucchinelli case” che condizionavano la trattativa. Non so cosa accadde ma ricordo che si parlò di un caso Lucchinelli, che era un pilota italiano… Ad agosto Geboers fu perentorio. Tamaki doveva rientrare in Giappone e voleva sapere. Io dovevo decidere. Fissammo un appuntamento a Bruxelles. Partii da Parma senza aver preso una decisione definitiva. Mi ritrovai dentro uno stanzino dell’aeroporto dove Tamaki e Sylvain formalizzarono l’offerta: due anni di contratto, i soldi, le moto ufficiali del Team Geboers. Da una parte avevo le poche certezze di Honda, dall’altra la credibilità di Geboers e la Casa. Firmai per Suzuki. Era credo il 22 agosto. E’ strano perché ero in parte deluso, dispiaciuto, perché ero giovane e certe cose ancora non le capivo.
La stagione successiva quando ebbi la certezza matematica di aver conquistato il secondo posto dietro ad Eric, decisi di anticipare l’intervento al ginocchio per essere pronto la stagione successiva. Non potevo superare Eric ma non potevo nemmeno perdere il secondo posto. Il ginocchio mi dava noia e in accordo con il Team e con Suzuki anticipai l’intervento. Nel 1984 Eric avrebbe lasciato la 125 e toccava a me puntare al titolo. Ero a casa convalescente, con il gesso alla gamba e Sylvain venne a trovarmi. Dopo i convenevoli disse: ‘Michele, devo darti una brutta notizia. Susuki si ritira…”. Ricordo di aver pianto. Ero il solo pilota Suzuki con ancora un anno di contratto e allora Tamaki mi disse che avrei potuto continuare con le moto dell’83, avrei potuto tenere il camion, i ricambi e una parte di budget.
Tutto il resto era da inventare. A 24 anni dovevo imparare un lavoro nuovo: ero il proprietario della squadra, il team manager, e il pilota”.
Nel 1984 Michele Rinaldi vinse il titolo mondiale.
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