La mia prima da teammanager
di Martino Bianchi
Starcross 1990. Domenica scorsa ero a Mantova per l’ultima prova degli Internazionali D’Italia di Motocross. Sabato ho fatto il giro di pista a piedi e ho ricordato una domenica per me perfetta, proprio a Mantova nel 90.
Lavoravo come responsabile PR per la BYRD (Belgarda Yamaha Racing Division) ovvero il reparto corse dell’importatore Yamaha in Italia. L’obiettivo più importante della BYRD fin dalla sua nascita nel 1988 era cercare di vincere la Parigi-Dakar. Ma anche quell’anno andò male. Fu la volta di Orioli e della Cagiva. E la Byrd piazzò Carlos Mas al secondo posto e Franco Picco al quinto. Quella del ‘90 fu la mia prima Dakar completa, dovevo assistere i piloti e seguire i rapporti con la stampa. Ma un altro obiettivo della BYRD era distribuire le YZ e le omologhe enduro sul territorio italiano.
Fino al 1990 non avevamo un vero team ufficiale nel motocross. Qualche pilota assistito e poco di più, mentre nell’enduro avevamo un team che partecipava a tutto il mondiale e al campionato italiano. Alla fine del 1989, BYRD fornì le moto per correre i supercross di Bologna e di Genova a due forti piloti americani: Shaun Kalos e Micky Dymond. Dymond lo conoscevo bene per le sue vittorie nel National, più sconosciuto mi era Kalos che invece si fece notare vincendo entrambe le gare di supercross molto popolari in quegli anni in Europa. A Dicembre convinsi il mio capo e fondatore della BYRD, Daniele Papi, a formare un team di motocross per partecipare a tutto il mondiale nel 1990.
Tra i due scegliemmo Kalos, perché più giovane, educato e con un gran talento. Ma eravamo prossimi alla partenza della Dakar, non riuscimmo a chiudere con Shaun dopo il Superbowl di Genova, perchè era solo ventenne e non aveva nessuno con lui con cui confrontarsi sul contratto.
Il suo vero manager era il nonno che lo seguiva da casa mentre lui era in trasferta per i supercross europei e che lo convinse a tornare in America prima di firmare con noi il contratto.
Kalos era famoso negli Stati Uniti per essere stato uno degli enfant prodige nel MX anni ‘80. Vinse i campionati più importanti per i giovani quando aveva 13 anni a Loretta Lynn e Ponca City nel 1984. Diventò Pro nel 1987 ufficiale Yamaha fino all’89, ma per il 1990 non aveva ancora un contratto con nessun team per correre in America. Negli States era anche famoso per il nonno miliardario che girava tutte le piste del National col nipote su un mega bus come casa viaggiante.
Appena tornato dalla Dakar a metà gennaio, partii per la California per incontrare Shaun e definire il contratto. Intanto aveva comprato una Yamaha 250 per correre ad Anaheim come privato la prima prova del SX AMA dove concluse al 14esimo posto. Dopo la gara lo convinsi, firmò, tornammo insieme e iniziai così la mia prima stagione da Team Manager.
La squadra era composta da Kalos, il suo meccanico Giovanni Bonetti e il sottoscritto. Le moto erano delle Yamaha YZ 250 di serie con un Kit di trasformazione composto da testa, cilindro e pistone che ci forniva Yamaha Europe. Shaun volle suo nonno come “helper” in Italia, almeno per le prime gare. Li sistemai vicino a Varese, nell’appartamento dove vivo attualmente.
La prima vera gara della stagione era dopo 15 gg dal nostro arrivo in Italia, proprio a Mantova il 18 febbraio. La pista non era come quella attuale però diciamo che ci somiglia ancora molto. Kalos fu velocissimo sin dalle prove, e molto a suo agio sulla sabbia del Tazio Nuvolari, probabilmente molto simile ai suoi tracciati di casa a Phoenix in Arizona.
Vinse la gara con due secondi posti e un quinto. Fu il più regolare di tutti mettendosi dietro nomi importanti quali Jeff Leisk, Donny Schmit, Alex Puzar (che poi quell’anno vinse il mondiale), Pedro Tragter (iridato nel 1993), Stefan Everts, Vehkonen, Van den Berk, Vohland, Strjibos, Fanton, Nilsson. Una domenica perfetta, quanto inaspettata. Eravamo in estasi.
Poi purtroppo la stagione non andò come da aspettative ma questo è un altro flashback.
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